Alcuni le chiamano “chiavi a bussola”, altri “chiavi a cricchetto”, mentre per quelli del settore sono semplicemente “bussole” o “cricchetti”. Qualunque sia il nome che usi, sicuramente sai che stiamo parlando di un attrezzo indispensabile per ogni operaio, meccanico e amante del fai da te che si rispetti.
Ne esistono di tanti modelli diversi: da quelli più piccoli e leggeri (per lavorare con strumenti elettronici ed elettrodomestici) a quelli grandi e pesanti (per la riparazione di macchine e altre attrezzature). Alcune sono di semplice metallo, altre vengono create in leghe super resistenti.
Oggi, però, non parliamo né di brand, né di modelli né tanto meno di caratteristiche. L’obiettivo di questo articolo è quello di esaminare gli elementi principali che compongono una chiave a bussole, quelli che le hanno permesso di diventare uno degli attrezzi più usati e conosciuti in tutto il mondo.
Un tempo, per avvitare o svitare un elemento di fissaggio, si aveva a disposizione solo la chiave inglese che, dopo ogni giro, va alzata e riposizionata sulla testa del dado o sul bullone per continuare.
Poi, un bel giorno, è stata inventata la chiave a bussole: una chiave che sfrutta il meccanismo del cricchetto per serrare o allentare qualsiasi elemento con un movimento rotatorio o “avanti e indietro” continuo, senza il dovere ogni volta muovere lo strumento.
Una vera e propria rivoluzione! Grazie alla chiave a bussola, compiere lavori come riparare un’automobile o installare una cucina è diventato molto più veloce (soprattutto quando ci sono molti elementi su cui lavorare), meno faticoso e, in alcuni casi, anche più comodo. Vediamo a quali elementi dobbiamo questa svolta.
Il manico di una chiave a cricchetto è caratterizzato da una piastra o un tubo metallico che può avere lunghezze, larghezze e spessori diversi a seconda della destinazione d’uso dello strumento.
Solitamente, le chiavi con bussole non richiedono grandi sforzi. Il compito è facilitato dal cricchetto e, proprio per questo, non necessitano di una grande leva. Di conseguenza, i manici di questi strumenti tendono ad essere più corti rispetto a quelli delle comuni chiavi inglesi o ad anello.
A un’estremità del manico si trova l’impugnatura. Un tempo era semplicemente delimitata da alcune filettature sul metallo. Sempre più spesso, ormai, l’impugnatura delle chiavi a bussola è fatta di plastica o di gomma.
Questo è un altro punto a favore dell’attrezzo che può essere maneggiato e usato in maniera confortevole, senza dover tenere la mano sul metallo freddo e scivoloso. Tale soluzione è stata pensata anche per aumentare l’ergonomia e per ridurre lo scivolamento.
Il cricchetto è il meccanismo vero e proprio che permette alla chiave di ruotare sull’elemento di serraggio senza essere sollevata.
Si tratta di una sfera sorretta da una molla e collegata a due ingranaggi dentati. Minore è la quantità di denti degli ingranaggi, minore è l’ampiezza del movimento necessario per far girare il meccanismo e, di conseguenza, avvitare o svitare il dado o il bullone.
Alcuni modelli di chiave hanno una testa snodabile che gli permette di spostare il cricchetto di 90 gradi sia a destra che a sinistra. In certi casi, addirittura, il cricchetto è reversibile: grazie a una leva si può scegliere la direzione in cui girare durante il lavoro.
Sarebbe inutile avere un cricchetto se questo non fosse accompagnato dalle bussole. No, non quelle per la navigazione e l’orientamento nei boschi. Prendono il nome di “bussole” gli inserti metallici che vengono installati sul cricchetto in modo che questo possa essere inserito sopra l’elemento di fissaggio.
Ogni bussola ha una sezione circolare. Da un lato è presente un attacco quadrato: un foro che permette di agganciarla al meccanismo del cricchetto.
Dall’altro lato, invece, si trova il corpo vuoto della bussola, le cui pareti interne hanno un profilo esagonale o a 12 lati che serve per avvolgere la testa di dadi e bulloni.
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